Imparare a meditare: per rilassare corpo e mente

Imparare a meditare: per rilassare corpo e mente

Imparare a meditare: per rilassare corpo e mente. Ma cos’è la meditazione? Per molti la sola parola richiama alla mente impossibili pratiche ascetiche orientali, molto difficili da comprendere, addirittura da afferrare, per la nostra cultura.

In effetti, però, esistono tipi di meditazione molto più abbordabili e comprensibili, elaborate a partire dalle tecniche orientali ma del tutto affrontabili anche da chi non è abituato a meditare.

In sostanza, meditare non significa lasciar correre la mente, rimuginare ma concentrarsi, secondo la tecnica, sulla propria interiorità, sul proprio respiro, su una parte del corpo, eccetera.

Imparare a meditare: i vantaggi 

Sembra molto difficile, soprattutto per i neofiti, riuscire a rimanere concentrati, perché, per abitudine, la nostra mente è sempre affollata di pensieri e di cose da fare.

Eppure, ritagliarsi una ventina di minuti, anche se gli esperti ritengono che i migliori risultati in termini di benessere fisico necessitino di tempi più lunghi, almeno quaranta minuti al giorno, potrebbe portare alla riduzione della mortalità cardiovascolare in persone affette da ipertensione, la diminuzione dei rischi cardiaci, dei danni da fumo e avere effetti positivi anche sul controllo del colesterolo e l’avanzare dell’aterosclesrosi.

Inoltre, addirittura, la pratica della meditazione di almeno tre mesi sembra essere in grado di elevare i livelli di melatonina nel sangue e con essa indurre un profondo senso di benessere percepito.

Imparare a meditare: qual è la meditazione giusta per noi? 

In linea generale esistono due tipi di meditazione: la meditazione concentrativa e meditazione di consapevolezza.

Caratteristica di entrambe è l’intenzionalità dell’attenzione che però è indirizzata a diversi oggetti d’attenzione.

Nella meditazione concentrativa sono comprese la classica meditazione zen, nella quale l’attenzione è orientata alla respirazione e all’immobilità, e la meditazione trascendentale, nata negli anni ’60, che si pratica attraverso la recitazione di un mantra, o un suono. Di questo tipo di meditazione fa parte anche “l’OM chanting” ovvero il canto” respirato” dell’OM, molto praticato nei corsi di yoga. L’OM chanting è, per esempio un’eccellente pratica di introduzione al nuoto perché tende, nel tempo, a implementare le capacità polmonari.

Il secondo tipo è la meditazione di consapevolezza, nota anche come meditazione vipassana o insight o mindfulness.

Anche la meditazione di consapevolezza è una disciplina di attenzione e autoregolazione basata sulla respirazione ma si basa sul concetto del qui ed ora. Ogni respiro è unico. Attraverso ogni respiro, la meditazione mindfulness insegna a concentrarsi sul momento, senza sfuggirvi. In primo luogo, quindi, chi pratica viene invitato ad osservare il proprio respiro, a visualizzarne l’ingresso e l’uscita dal corpo. Una volta raggiunta questa consapevolezza, lo studente è orientato a spostare la propria attenzione su qualcos’altro, un oggetto o una parte del corpo, percependone ogni millimetro senza visualizzarlo ma, semplicemente, percependo le sensazioni che la parte del corpo trasmette. Una tecnica classica è quella di concentrare la propria attenzione sul proprio piede appoggiato a terra e sentire, per ogni millimetro del piede, la sensazione della calza, il contatto con il terreno, la temperatura, eccetera.

In un secondo momento, quando questa pratica diventa più facile, si uniscono respiro e percezione. Non è una pratica la quale ci si possa avvicinare in poche sedute: richiede invece alcune sessioni quotidiane e almeno una decina di giorni di allenamento, perlomeno per cominciarne l’apprendimento di base.

La meditazione è una pratica religiosa? 

Sebbene tutte queste pratiche derivino da una religione, il Buddismo, la meditazione non è solo una pratica religiosa ma una buona pratica di consapevolezza del presente. In particolare la meditazione mindfulness, molto diffusa in Italia, si basa su tre concetti fondamentali, non facili da cogliere, se non attraverso la pratica e cioè osservare senza giudicare, concentrarsi sul qui e ora e analizzare le nostre emozioni senza preconcetti. Durante la pratica, per esempio, se accade di distrarsi, il maestro invita a dare un nome alla distrazione, perdonarsi e tornare alla concentrazione.

La consapevolezza del qui e ora aiuta a percepire ogni istante della vita come unico irripetibile, a contemplare ogni momento come perfetto e squisito, a perdonare sbagli e debolezze, a perdonarsi per il passato e aprirsi al presente. Al presente. Non al futuro. Questo aiuta esponenzialmente a controllare frustrazione, stress e dolore.



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