20 Gen La carne vegana sostituirà la carne “vera”? Si, no, forse…
La carne vegana sostituirà la carne “vera”? In Gran Bretagna, il documentario “Apocalipse cow” riaccende il dibattito sulla sostenibilità dell’alimentazione carnivora, ma non tutti sono d’accordo.Il nuovo documentario, In onda nel Regno Unito l’8 gennaio “Apocalypse Cow: How Meat Killed the Planet”, che esamina la teoria secondo cui il consumo di carne ha devastato il pianeta, apre alla carne vegana e si interroga su come l’agricoltura potrebbe diventare sostenibile. Realizzato da George Monbiot, attivista ambientale e vegano, che si propone di evidenziare i nuovi modi di produrre carne e proteine, con gli ormai noti esempi di Impossible Food e Solar Food. Poiché, secondo Monbiot, britannico, metà della superficie terrestre del Regno Unito viene utilizzata per il bestiame e l’erba, sostituire i prodotti animali tradizionali con le proteine prodotte, per esempio, da Solar Foods consentirebbe il consumo di proteine con meno emissioni in atmosfera e meno consumo d’acqua.
La carne vegana sostituirà la carne “vera”? L’appello delle Nazioni Unite
Anche il rapporto Landmark delle Nazioni Unite esorta i governi del mondo a raccomandare di ridurre il consumo di carne, sottolineando il danno che gli allevamenti intensivi stanno facendo al pianeta. Alcune ragioni sono convincenti, e lo scandalo della “mucca pazza”, di alcuni decenni fa, sottolineò come gli allevamenti intensivi non si fanno troppi scrupoli per produrre carne a basso costo e in grande quantità. Ed anche indubbio che grandissime estensioni coltivate a cereali sono destinate al consumo da parte del bestiame invece che all’alimentazione umana. Secondo il climatologo Luca Mercalli, il surriscaldamento del pianeta, tuttavia, è di sicuro dovuto alle enormi emissioni di gas serra prodotti dai combustibili fossili, dalla deforestazione e dall’allevamento intensivo dei bovini. A tutto vantaggio delle Nazioni ricche, grandi carnivore: le nazioni povere ne subiscono gli effetti senza godere dei vantaggi. Quindi, davvero, la carne vegana sostituirà la carne “vera”? E con la benedizione delle Nazioni Unite?
L’esempio italiano: la carne “vera” sostenibile
Tuttavia, queste riflessioni si adattano ai grandi allevamenti intensivi, un modello che, anche se presente nell’allevamento italiano, è ormai da anni oggetto di contestazioni. I consumatori italiani sono evoluti, hanno una forte cultura del cibo “buono”, in tutti i sensi, e molti allevatori italiani hanno fatto scelte diverse. Gli allevatori che tutelano, per esempio, alcune razze bovine autoctone, si sono costituiti in consorzi, come Coalvi, che suonano, davvero, tutta un’altra musica. La scelta vegetariana e vegana è rispettabile ed etica, su questo non si discute: e la nuova carne vegana sta riscuotendo un successo abbastanza impensabile, sino a qualche anno fa. Per i non vegani e vegetariani, esiste comunque la possibilità di fare una scelta etica, e conoscere anche l’altra faccia del mondo degli allevamenti bovini da carne.
Coalvi e l’agricoltura biologica
L’esempio di Coalvi non è casuale: il consorzio di tutela del bovino di razza piemontese, infatti, è costituito in larghissima parte da aziende agricole a conduzione familiare, prevalentemente a ciclo chiuso (quindi con l’allevamento delle fattrici e l’ingrasso dei vitelli), molte delle quali praticano l’alpeggio, sfruttando quindi al meglio le risorse di foraggio tipiche delle zone d’origine e la produzione cerealicola locale. Allo stesso tempo, il rispetto del suolo, l’esclusione di ogm, l’utilizzo di energie rinnovabili, la certificazione del benessere animale, compreso il disciplinare di macellazione, quindi l’adesione ai crismi dell’agricoltura biologica, e ci inducono a pensare che la carne non è tutta uguale. Saper discernere e saper scegliere è una potente arma economica nelle mani dei consumatori. In un paese in cui i produttori si sentono in dovere di specificare, per cibi contenenti uova, che si tratta di uova biologiche da galline allevate a terra e all’aperto, significa che i consumatori sono sempre più attenti. E che ci sono scelte etiche, da fare ogni giorno, che influenzano il mondo della produzione alimentare e le politiche correlate.